Uso questo blog per pensare. Lo uso per arrabbiarmi per le cose non giuste. Lo uso per condividere il mio pensiero con chi voglia farlo. Non ho altro che abbia senso mettere in comune. Gionata

mercoledì 26 dicembre 2018

2018. La Grande Menzogna.


Come siamo finiti qui?

Negli scorsi anni ho spesso pensato e scritto a proposito di verità e menzogna, perché vedevo le nuvole della tempesta accumularsi all’orizzonte, cariche di conseguenze.

Ho visto, e molti altri come me, nascere una cultura per cui non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che mi va bene.

Perché è diventato di parte cercare di stabilire la realtà fattuale? Perché non è un valore di tutti? Oggi che la scienza e la comunicazione permettono a quasi tutti gli esseri umani di ottenere quantità enormi di informazioni, oggi più che mai abbondano le menzogne. L’esortazione a andare a controllare notizie o teorie false cade quasi sempre nel vuoto. Io che butto parte del mio tempo sui social networks, posso dire che solo due volte in anni recenti qualcuno da me avvertito che stava postando delle falsità ha deciso di cancellare i post relativi. Tutte le altre menzogne sono rimaste lì, ad affogare nel mare di altre falsità dei social networks.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale fino a tempi recenti la menzogna, la falsificazione scientifica dei dati, ha avuto come principale scopo quello di vendere prodotti e arricchirsi. Le sigarette non fanno male, il mio shampoo è migliore, il DDT uccide solo le erbacce. Ma oggi i prodotti che La Grande Menzogna vende sono cambiati. Adesso ci vende “Leaders”. Personaggi politici con un programma.

La Grande Menzogna funziona così: il “Leader” martella su un problema, che egli presenta come il problema principale della “gente”. Propone una soluzione, molto semplice.

Di solito il problema o è falso, o non è così grave, e la soluzione che il “Leader” propone non serve, o non funziona. Ma va bene così. Dato che il problema era falso, una soluzione falsa va benissimo.

Era già successo altrove in questi anni: i Britannici sono stati ingannati durante il voto sulla famigerata Brexit. Li hanno convinti che con la Brexit sarebbe stato interrotto il flusso di “stranieri” verso il Regno Unito, e ci sarebbe stato un maggiore benessere perché l’Europa avrebbe smesso di “succhiare sangue” alla Gran Bretagna. Questo benessere era anche quantificato: 350 milioni di Sterline alla settimana, che sarebbero stati riversati nel sistema sanitario nazionale (NHS). Metà degli inglesi ci ha creduto.

Cos’è successo? Beh, intanto il flusso di “stranieri” ovvero persone da India, Pakistan e Caraibi, non aveva niente a che fare con la UE. C’era stato in anni passati in effetti un periodo di forte immigrazione dalla Polonia, ma era già stato messo sotto controllo. Adesso cosa sta succedendo? Che il flusso di decine di migliaia di giovani laureati europei che ogni anno arricchisce l’Inghilterra rischia di interrompersi. Avevano la crema della gioventù Europea. Ora se ne vanno altrove.

E i milioni al sistema sanitario? Niente, zero. Tagli alla sanità.

Oggi la gente lo sa. Ma ha cambiato idea? Non lo so. Io temo che la scelta profonda sia stata: io non sopporto i Pakistani, quello non sopporta i Pakistani, voto lui. Il vero, il reale, non c’entrano più nulla. C’entra solo l’odio.

Cos’è successo all’America che ha scelto Trump è agli onori delle cronache, e non mi dilungo sull’argomento.

Ma intanto il trucco è riuscito, i “Leaders” che hanno sfruttato La Grande Menzogna sono in sella.

Per trovare esempi simili di falsificazione della realtà alla grande scala bisogna tornare indietro di 80 anni, quando nacquero i più atroci regimi totalitari del mondo. Il regime fascista obbligò gli scienziati italiani a sottoscrivere il Manifesto della Razza, la peggiore falsità scientifica mai pubblicata in Italia dopo l’abiura di Galileo, per giustificare poi le leggi razziali. Stalin faceva non solo uccidere ma addirittura sparire dalle fotografie e dagli archivi dei giornali i suoi oppositori politici. Hitler aveva costruito una macchina propagandistica che riuscì a marginalizzare così efficacemente gli ebrei dalla società tedesca che, quando iniziarono a sparire, la gente riuscì per un bel pezzo a fare finta di niente.

Ora quei regimi non esistono più, ma quelle tecniche di propaganda non sono morte con loro. Come l’Anello di Sauron, sono rimaste in quiete per decenni, fino a quando non è giunto il momento propizio.

Adesso, nel 2018, finalmente siamo arrivati alla fine anche in Italia. La Grande Menzogna splende su di noi. Siamo entrati, come dice il motto di questo blog, in “a period of consequences” ovvero adesso ci siamo. La Grande Menzogna è qui e ne possiamo toccare le conseguenze.

Cosa sta succedendo? Una parte dei nostri nuovi “Leaders” ha propagandato l’interruzione del flusso migratorio verso l’Italia. Tante persone in difficoltà ci hanno creduto. Solo che il terribile flusso, che era in effetti stato abbastanza intenso negli anni passati, si era già interrotto prima, per una serie di motivi. Cosa è rimasto da fare ai “Leaders” se non accanirsi sui relativamente pochi migranti rimasti in mezzo al mare, per mostrare i propri muscoli? Questa mancanza di umanità viene spacciata per forza, ma in realtà è vigliaccheria. La pagheranno? Non lo so.

I “Leaders” hanno anche promesso di rimpatriare mezzo milione di migranti. Era una falsità e infatti non sta succedendo. Cosa diranno i loro elettori? In questi giorni ho sentito con le mie orecchie gente dire “ah finalmente da quando c’è Salvini non ci sono più in giro tutti quei negri”. Che non è vero.

Poi i “Leaders” hanno promesso un miracolo economico: fornire un reddito a tutti. Un reddito più alto dello stipendio attuale di molte persone specie nel sud dell’Italia.

Adesso sta risultando chiaro che ciò è impossibile. I “Leaders” per un po’ cercheranno di rastrellare soldi dappertutto, tagliando tanti investimenti anche utili, per mantenere in piedi almeno nominalmente quella promessa illusoria. Non ci riescono lo stesso. Cosa venderanno allora ai loro elettori? Che è colpa dell’Europa? Può darsi.

Che costoro riescano a rimanere in sella per un periodo più o meno lungo non è la cosa più importante o più grave.

Quello che è grave è la ferita alla capacità dei cittadini di pensare autonomamente e riconoscere il falso dal vero.

Questo modo di fare strame della verità, dell’oggettività scientifica, dell’etica del lavoro, dell’onesta intellettuale, tutto bruciato sull’altare della propaganda, ha tirato fuori il peggio da molti di noi. E va a braccetto con l’altro vulnus causato dal ventennio berlusconiano appena terminato, che ha insegnato agli italiani che essere furbi è più importante che essere onesti. E che bisogna raggiungere il potere per diventare intoccabili. I vecchi politici che intendevano la politica come responsabilità riposano nelle loro tombe.

Nel 2018, La Grande Menzogna in Italia è esposta. Il re è nudo e possiamo vedere quanto ci abbia preso in giro, per poter diventare re.

Se apriamo gli occhi.




domenica 23 settembre 2018

Gettare il ponte insieme all’acqua sporca


E’ importante sforzarsi per trovare ispirazione anche quando le cose vanno male.

Il nuovo clima politico, per chi ha un’idea “alta” della politica, è desolante. Sfruttando l’insoddisfazione e la paura delle persone, sono arrivati al potere gruppi politici che basano il loro successo sullo stimolare le pulsioni più basse dell’uomo, l’odio, l’invidia, usando la tecnica di proporre il capro espiatorio come risoluzione dei problemi. Non “come fare” ma “a chi dare la colpa?” è il messaggio dominante.

Nonostante questa apparente povertà umana, è fondamentale andare a cercare con la lanterna gli spunti che possono servire domani, quando questo periodo confuso sarà finito. E quindi ho individuato due aspetti interessanti, uno tecnico e uno ideale, che sono emersi dal triste accavallarsi di urla sguaiate che ha seguito la caduta del ponte Morandi a Genova.

Li ho trovati nelle parole di uno dei più improbabili esponenti dell’attuale governo, il ministro Toninelli.

Lo so, molti inorridiranno al pensiero. Egli si è distinto soprattutto per quel sorrisetto freddo, come per dire: è vero, non sono competente, ma ormai mi avete votato e adesso comando io. E per avere sparato moltissime castronerie su colpevoli, risarcimenti e sulla ricostruzione, che si illude di poter assegnare a chi vuole senza fare gara d’appalto, o magari facendo valutare i progetti tramite televoto.

Eppure, in questo rumore di fondo di scempiaggini, a un certo punto sono uscite due considerazioni importanti.

La prima è tecnica: Toninelli ha menzionato l’idea di dotare le nostre infrastrutture di sensori che permettano di capire se ci sono pericoli imminenti.

Questa idea non solo è tutt’altro che stupida, ma non è nemmeno nuova. E’ già utilizzata per monitorare manufatti di una certa età che siano tuttora in servizio, in vari paesi. La tecnologia per farlo esiste già. E’ testata, è applicata in una miriade di usi, e costa abbastanza poco.

Ci sono i sensori, i sistemi di invio dei segnali e le piattaforme per l’acquisizione degli stessi. Ci sono ormai anche le risorse software e di analisi dati che permettono di automatizzare tale monitoraggio e di inviare dati e allarmi dove e quando serve in maniera istantanea.

Rifare le nostre infrastrutture, in gran parte nate durante il boom economico degli anni 50-70, sarà un processo lungo e costoso, lo si dovrà fare, ma non avverrà subito. Quello che si può fare subito è cablare le infrastrutture esistenti, collegarle a centri decisionali semi-automatici, e a semafori, sirene, sistemi di messaggistica che avvertano per tempo se un manufatto sta per cedere. In certi casi basta essere avvertiti pochi secondi prima per evitare tragedie.

Il secondo aspetto è di tipo ideale. Toninelli ha parlato in questi giorni di un ponte che non sia solo un modo per arrivare da A a B ma che sia anche vivibile. Tutti a ridergli dietro. E’ normale, quando dici troppe scemenze poi nessuno ti prende sul serio.

Ma il valore dell’idea rimane. Noi continuiamo a chiamare l’Italia “Il bel paese” per la straordinaria concentrazione di bellezze sia naturali sia antropiche che ci arricchisce (e che noi sfruttiamo in minima parte). Ma in questi decenni di grande sviluppo, il paese si è riempito di non-luoghi (non-lieu, Augè, 1992) in cui spesso passiamo una fetta significativa della nostra vita. Sono caselli e ponti autostradali, rotonde stradali, fermate del bus, che insieme a tante tragiche bifamiliari costruite con il geometra che faceva da architetto, e a palazzine popolari tirate su in fretta e a basso costo costituiscono il nostro habitat.

Che nel costruirne di nuovi si debba cominciare a pensare alla loro abitabilità, all’impatto visivo che accoglie tutti i giorni chi ci vive, al modo in cui si integrano con l’ambiente esistente, è sacrosanto.

Già oggi l’iniziativa privata lo fa, e ne sono riprova i tanti centri commerciali, il cui crudo scopo (attirare le persone perché spendano lì i loro soldi) è ingentilito da ambienti gradevoli. Prima erano capannoni. Non che a me piacciano, mi viene l’ansia a entrarci, ma mi rendo conto che la gente spesso ci va perché trova cose che in giro per la città spesso non ci sono più: comfort, pulizia, sicurezza, toilettes.

E quindi si può pensare un ponte che non sia solo un ponte, un mostro di cemento e acciaio che incombe sulle teste della gente. In questo caso senza secondi fini, diversamente dagli shopping malls.

Non saranno gli attuali governanti a farlo, troppo impegnati a propagandare regalie miliardarie e severità contro i deboli, ma raccogliamo le idee buone, e mettiamole da parte. Non gettiamo il ponte insieme all’acqua sporca.

lunedì 13 agosto 2018

Meno male che ci sono gli zingari


I fuckin’ hate Pikeys” (“gli zingari mi stanno sul cazzo”) lo ripetono, a turno, quasi tutti i personaggi nel film “Snatch”, di Guy Ritchie.

Tali personaggi appartengono tutti al sottobosco criminale di Londra: sono ladri, buttafuori, ricettatori, assassini, tirapiedi e rapinatori. Però quando si parla di zingari, sono tutti d’accordo. I fuckin’ hate Pikeys.

Nel film, la battuta, proprio perché si ripete, è esilarante. Non ha uno scopo politico. Ma io a un certo punto, avendo visto il film diverse volte, mi sono chiesto il perché.

Uno dice, eh certo, questi rubano, vivono ai margini della società, chiedono la carità, eccetera. Ok. Ma allora perché i criminali, che non conducono certo un’esistenza più retta o regolare, perché anche loro odiano gli zingari?

Io credo che c’entri con il fatto che gli zingari sembrino ostentare orgogliosamente questa scelta di vita ai margini, un po’ parassitaria, la mostrano nei modi, nella lingua ostinatamente diversa, nei colori, nel vestire delle donne, nell’abitare in sistemazioni temporanee, nel rifiutare le regole degli altri.

Può sembrare una scelta politica, e forse è per questo che anche i criminali li odiano. Il criminale evidentemente accetta le regole della società, e sa bene di infrangerle, ma solo nella misura in cui gli serve, poi rientra nei canoni e cerca di vivere come i normali, non vuole essere riconosciuto come criminale. Anche per lui la sfida che pone lo zingaro evidentemente è una provocazione troppo forte.

Gli zingari ci forniscono l’opportunità di essere, almeno una volta, nel giusto. Non importa quanto insignificante possa essere la nostra vita. Lo zingaro è sicuramente fuori dalle regole del vivere comune, e quindi è peggio di noi. Noi siamo dalla parte della legalità e della rettitudine.

E’ una bella consolazione, soprattutto per chi è frustrato, invidioso, per chi è pieno di rancore perché le cose non gli vanno come vorrebbe, avere qualcuno che sta di là della barriera, mentre noi siamo di qui, tra i Giusti. Siamo nella squadra vincente.

Naturalmente è anche una grande opportunità per politici senza scrupoli. Niente di più facile che inveire contro gli zingari, per ottenere un po' di consenso elettorale. Nessuno si opporrà. Nessuno difenderà i colpevoli, perché sono sicuramente sempre colpevoli, se non stanno commettendo un reato ora, ne hanno commesso di certo uno ieri, o lo faranno domani. Anzi, i politici avversari, se non saranno altrettanto veementi nell’attaccare gli zingari, verranno percepiti come “buonisti” o senza spina dorsale.

Si crea una spirale di odio che di solito è fortunatamente innocua. Nessuno poi fa nulla. Il politico senza scrupoli non ha alcun interesse a che gli zingari non ci siano più, perché poi dovrebbe trovarsi un altro oggetto da far odiare alla gente, di un odio puro, sacro, retto, che nessun altro nemico può garantire. In fondo esistono anche negri buoni, froci buoni, ma non zingari buoni.

Il politico senza scrupoli solo occasionalmente si organizza davvero contro gli zingari. Ne nascono, in quelle fortunatamente rare occasioni, i pogrom, gli stermini, che caratterizzano le dittature più feroci, quelle degli zar delle Russie o quella nazista.

Di solito invece il politico senza scrupoli si contenta di creare questo malessere organizzato, sotto forma di odio etnico-culturale, che gli garantisce l’unica cosa che gli interessa, ovvero di rimanere a galla.

Uno potrebbe dire: - eh, però, tutti i politici puntano a quello a rimanere al potere, a galla.

Certo, sicuramente l’ambizione personale spinge fortemente i politici che eleggiamo. Ma non tutti scelgono di coltivare l’odio, di farci diventare gente peggiore, per i loro scopi. Io penso che la linea che divide la civiltà che potremmo essere e la tribù che rischiamo di diventare passa proprio di qui. Da quello che i nostri rappresentanti sono disposti a fare per ghermire il nostro voto e dal fatto che noi ci caschiamo oppure no.

martedì 15 maggio 2018

Chi ha paura e chi no


Il mio unico lettore l’altro giorno si è lamentato.

Dice che le cose succedono, e questo blog tace.

Ha ragione; per quanto possa essere poco significativa l’attività di questo blog, essa è ferma, mentre il suo autore si infiamma tutti i giorni a discutere della cronaca minuta sui social networks.

Perché dunque, il blog tace su qualche cosa che evidentemente accende il mio interesse?

Io credo per non sporcare il blog.

Quello che sta succedendo in Italia è grottesco. E in fondo non è nemmeno importante. Io ho cercato, non sempre riuscendovi, di parlare di cose che ritenevo più grandi delle meschinità del sottobosco della politica. Diciamo il contrario di Dagospia (anche dal punto di vista dell’”audience”…). E quello che sta succedendo adesso è roba di bassa lega.

Negli scorsi mesi ho cercato di capire perché le persone si comportino in un certo modo. Chi avesse voglia di rileggersi i post degli ultimi due anni troverà che spesso mi sono chiesto queste cose, trovando anche qualche spiegazione. Sempre alla ricerca di una teoria generale, ma tenendo conto dei dati sperimentali, da uomo di scienza quale vorrei essere.

In tutto questo, l’informazione, la cronaca, sono solo rumore, che impedisce di sentire, coprendolo, il suono della storia. Vanno scartati.

Questo vuole dire che io abbia la presunzione di capire l’uomo? Non direi. Ma almeno cerco di arrivare a comprendere qualche meccanismo profondo e importante e collegarlo ai suoi effetti, invece di incazzarmi ogni volta che una persona spregevole e dannosa viene eletta dai suoi concittadini.

Iniziamo con il dire che molti timori della classe media e medio-povera dei paesi sviluppati sono fondati.

Hanno paura di perdere quello che hanno ottenuto, in termini di benessere e diritti. Hanno paura di perderli a favore degli stranieri. E in parte è vero. Sta già accadendo. Nel mondo, la ricchezza dell’occidente si è per secoli appoggiata sulla povertà degli altri. Adesso gli altri, affrancatisi politicamente, conquistato il diritto sacrosanto di competere con noi. Vogliono la loro fetta di torta. Questo fenomeno di riavvicinamento, di superamento della dicotomia Nordovest ricco – resto del mondo povero, infatti è in parte già avvenuto, continuerà e nulla lo arresterà. Si tratterà soprattutto di controllare il fenomeno e impedire che si porti via diritti e civiltà.

In parte però, in buona parte, il benessere viene eroso dall’alto. Dalla classe dominante dei paesi ricchi. Che in questi anni, diciamo dal Reaganismo-Thatcherismo in avanti, ha spolpato le sue classi medie per diventare sempre più ricca e potente, dato che il mercato esterno non gli bastava più. Ecco, i cittadini dell’occidente ricco non si sono accorti di questo fenomeno. Anzi, la classe dominante ha manovrato per concentrare l’attenzione sugli altri, i paesi e le persone del resto del mondo, che richiedono la loro parte. E non lo fanno per chissà quale grande complotto mondiale dei ricchi. Si tratta della semplice sommatoria delle piccole, cieche ingordigie di ognuno.

Quindi la preoccupazione della gente è fondata. Ma questo è il punto in cui vengono fregati.

Molti approfittatori e parassiti hanno capito che le reazioni delle persone sono più controllabili se hanno paura. Si tratta di un puro processo neurologico. Quando il cervello percepisce una condizione di pericolo, il controllo delle decisioni viene preso dal cervelletto, la parte più antica dell’organo, quella che condividiamo con gli altri mammiferi meno “intelligenti”. E’ quella predisposta a prendere le decisioni istintive basate su pochi principi molto semplici. La paura è il principale, legata all’istinto di sopravvivenza. Quando comanda il cervelletto, la corteccia cerebrale, dove si formano i nostri pensieri più avanzati, i ragionamenti più complessi, è tagliata fuori. Torniamo animali.

Quindi bisogna instillare la paura. Chi ha paura acquisterà i beni che la fanno passare. Comprerà i giornali e seguirà i canali televisivi che confortano i suoi pregiudizi. Voterà chi grida più forte e indica l’oggetto delle paure. Indica il nemico.

Naturalmente il nemico deve essere qualcuno di alieno. Di diverso da noi. Se ha caratteristiche fisiche diverse, meglio. E’ più identificabile. La paura ci si attacca come un’etichetta.

Il cervello, la corteccia cerebrale, ci dice: dovresti avere paura di chi ti sta impoverendo. Chi è già molto ricco, le grandi aziende multinazionali per esempio, i grandi investitori, così grossi da controllare le banche e la politica degli stati.  Dovresti avere paura degli stati non democratici, che mirano al potere e alla ricchezza con mezzi non leciti. Ma il cervelletto non ascolta, perché ha paura. E sbaglia la mira: se la prende con i poveracci, perché sono diversi, se la prende con chi spiega il problema, la scienza, perché non la capisce, se la prende con gli enti internazionali, come la UE, perché sono complessi.

La paura è contagiosa. Hanno paura i ricchi, hanno paura i poveri. In ogni caso, vince la parte animale.

Oggi siamo divisi tra chi ha paura e chi non cel’ha. E solo chi non cel’ha pensa liberamente.

Come si sconfigge la paura? Come si torna liberi?

mercoledì 4 aprile 2018

Europa! Anche se non è di moda.


L’idea di Europa nasce su uno scoglio roccioso in mezzo al Mar Tirreno, mentre infuria la Seconda Guerra Mondiale. Ventotene.

Nel 1941 il regime fascista ha rinchiuso a Ventotene i propri oppositori (quelli che non fa uccidere come capitò invece ai fratelli Rosselli). Circa 900 persone, isolate dal mondo e guardate a vista da 300 poliziotti. Meno di due chilometri quadrati di tufo, coste rocciose e uccelli migratori.
Nel frattempo, l’Europa brucia.
La Germania conquista i Balcani, e la Francia. Poi sferra il suo attacco all’Unione Sovietica, con l’esercito italiano a rimorchio (9 su 10 non torneranno a casa). Scienziati ebrei polacchi vengono massacrati. Cominciano le deportazioni nei campi di sterminio. Si muore nei campi, in mare e nell’aria. Si muore bombardati dagli aerei e fucilati dai plotoni di esecuzione.
Mentre succede tutto questo, tra i 900 prigionieri di Ventotene, due immaginano un’Europa diversa. Senza guerra e senza divisioni. Un’Europa libera e unita. Immaginano la fratellanza tra gente che in quello stesso momento si sta scannando.
Scrivono un manifesto, appunto, il Manifesto di Ventotene. Disegnano l'ideologia europeista: attraverso una rivoluzione vogliono istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali, come economia e politica estera.
Sono Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, due grandi italiani del ‘900 che seppero vedere oltre le fiamme della guerra.
Dobbiamo molto a loro se in Europa non ci sono più state guerre da oltre 70 anni e se, nonostante l’attuale scetticismo dominante, questo sia ancora oggi il continente più civile al mondo.
La propaganda oggi tende a dare tutte le colpe dei fallimenti dei governi nazionali all’Europa. E’ come dare la colpa dell’infezione all’antibiotico per non averne preso a sufficienza.

venerdì 16 febbraio 2018

Le fughe della destra


Questo blog tace da tempo. Sbigottito dal vuoto pneumatico del dibattito pubblico di questo paese, non so più cosa dire, e quindi di solito mi taccio. Adesso però forse ho capito qualche cosa.

Sono diversi i modi in cui la destra in Italia oggi è in fuga.

I sondaggi prima delle elezioni politiche parlano di una destra in fuga nelle percentuali.

A chi, come me, ricorda lo stato di questo paese quando governavano loro cinque anni fa pare impossibile, ma è così. La gente, quantomeno nei sondaggi, dichiara di voler votare per un simbolo (Berlusconi Presidente) che è già una menzogna: Berlusconi non può essere presidente, in quanto pregiudicato, avendo commesso crimini. E va beh.

Oppure voteranno per Salvini o Meloni, che sono riusciti a quanto pare a convincere tanti che il problema dell’Italia sono gli immigrati. Specialmente quelli più poveri e più neri. La tecnica “Mamma Li Turchi!” ha già funzionato in Inghilterra con la Brexit, sembra efficace anche qui.

Poi c’è la fuga dall’avversario. La destra era disposta a confrontarsi con i suoi avversari viso a viso, io ricordo, anzi, era più o meno un obbligo rispondere all’avversario sul merito delle questioni. Adesso non più. La destra di obblighi non ne ha. E soprattutto ha capito che non serve il confronto per aumentare i voti. Semmai è un pericolo. Quando si agitano spauracchi, si inventano storie, la commedia rischia sempre di essere smascherata di fronte a un avversario. E così fine dei confronti, nessuno di questi signori verrà pubblicamente sbugiardato, anche se farlo sarebbe facile.

Infine l’elettorato. La loro è una fuga dalla realtà. Le persone in difficoltà, che nonostante un’economia in lento recupero sono ancora tante, non vogliono più capire le questioni complicate. Preferiscono un comodo capro espiatorio (l’attuale governo, gli immigrati) con cui prendersela e qualcuno che gli dice che li farà andare via.

Sono ormai anni che, avendo a disposizione la maggiore quantità di informazione nella storia dell’umanità, molti hanno perso la capacità di discernere ciò che ha un fondamento di realtà e ciò che è falsificato, costruito ad arte per confermare i pregiudizi di chi ha paura.

Come andranno queste fughe? Beh la fuga dei politici di destra sembra bene, almeno per loro. Loro, una volta raccolti i voti, sono a posto.

La fuga dalla realtà dei loro elettori invece purtroppo durerà poco. La realtà ritorna sempre. Sottoforma di un’economia e un paese che, isolandosi, non staranno più a galla. I salari resteranno bassi. Se taglieranno le tasse sarà solo per i ricchi. Agli altri taglieranno i servizi. Scopriremo che le crudeltà verso gli immigrati non portano beneficio a nessuno; scopriremo, senza mai ammetterlo, che non sono loro il problema. Scopriremo anche che l’Europa serviva, dopo averla sabotata.
Se mi sbaglio, meglio per tutti.