Un articolo uscito oggi sul sito web del New York Times che potete leggere qui parla del destino dei lavoratori immigrati in Libia, che oggi, dopo la guerra e la distruzione, non hanno più nulla, nemmeno il lavoro sottopagato per cui avevano attraversato il deserto per arrivare alla ricca (ai loro occhi) Libia.
Dato che ognuno di noi è il terrone di un altro, loro erano i terroni di Gheddafi. Il colonnello tra le altre cose aveva fatto un accordo con il governo italiano: in cambio di circa 2 miliardi di dollari che l’Italia gli versava come “risarcimenti di guerra”, egli si impegnava a controllare il flusso di immigranti che dal centro-Africa giungevano verso il ventre molle d’Europa. Perfetto, dato che il regime libico da tempo controllava i flussi, proprio allo scopo di ricattare l’Italia e l’Europa. Si trattava, per lui, semplicemente di incarcerarne qualche migliaio in più, invece di spedirli a forza su barconi malmessi, e mandarli a lastricare di cadaveri il fondo del Mediterraneo.
Dato che ognuno di noi è il terrone di un altro, loro erano i terroni di Gheddafi. Il colonnello tra le altre cose aveva fatto un accordo con il governo italiano: in cambio di circa 2 miliardi di dollari che l’Italia gli versava come “risarcimenti di guerra”, egli si impegnava a controllare il flusso di immigranti che dal centro-Africa giungevano verso il ventre molle d’Europa. Perfetto, dato che il regime libico da tempo controllava i flussi, proprio allo scopo di ricattare l’Italia e l’Europa. Si trattava, per lui, semplicemente di incarcerarne qualche migliaio in più, invece di spedirli a forza su barconi malmessi, e mandarli a lastricare di cadaveri il fondo del Mediterraneo.