L’idea di Europa
nasce su uno scoglio roccioso in mezzo al Mar Tirreno, mentre infuria la Seconda
Guerra Mondiale. Ventotene.
Nel 1941 il
regime fascista ha rinchiuso a Ventotene i propri oppositori (quelli che non fa
uccidere come capitò invece ai fratelli Rosselli). Circa 900 persone, isolate
dal mondo e guardate a vista da 300 poliziotti. Meno di due chilometri quadrati
di tufo, coste rocciose e uccelli migratori.
Nel frattempo, l’Europa
brucia.
La Germania
conquista i Balcani, e la Francia. Poi sferra il suo attacco all’Unione Sovietica,
con l’esercito italiano a rimorchio (9 su 10 non torneranno a casa). Scienziati
ebrei polacchi vengono massacrati. Cominciano le deportazioni nei campi di
sterminio. Si muore nei campi, in mare e nell’aria. Si muore bombardati dagli
aerei e fucilati dai plotoni di esecuzione.
Mentre succede
tutto questo, tra i 900 prigionieri di Ventotene, due immaginano un’Europa
diversa. Senza guerra e senza divisioni. Un’Europa libera e unita. Immaginano
la fratellanza tra gente che in quello stesso momento si sta scannando.
Scrivono un
manifesto, appunto, il Manifesto di Ventotene. Disegnano l'ideologia europeista:
attraverso una rivoluzione vogliono istituire una federazione europea dotata di
un parlamento e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori
fondamentali, come economia e politica estera.
Sono Altiero
Spinelli e Ernesto Rossi, due grandi italiani del ‘900 che seppero vedere oltre
le fiamme della guerra.
Dobbiamo molto a
loro se in Europa non ci sono più state guerre da oltre 70 anni e se,
nonostante l’attuale scetticismo dominante, questo sia ancora oggi il
continente più civile al mondo.
La propaganda
oggi tende a dare tutte le colpe dei fallimenti dei governi nazionali all’Europa.
E’ come dare la colpa dell’infezione all’antibiotico per non averne preso a
sufficienza.