Per noi geologi
il tempo si misura in un'altra maniera.
Non sono gli
orologi, né i documenti antichi a scandire il passaggio del tempo geologico. Per
misurare questo tempo profondo servono due cose. Prima un po’ di martellate, e
poi un po’ di fisica nucleare.
Le martellate
servono per rompere le rocce, guardare come sono fatte dentro, e capire quale
roccia si è formata prima di un’altra. Si ottiene così un’idea del tempo
relativa. Per esempio: questa roccia fatta di coralli pietrificati si è formata
sopra a quest’altra, fatta di materiale vulcanico, e non il contrario.
Se si danno
abbastanza martellate in giro per il mondo si può ottenere una scala del tempo
relativa di tutte le rocce del mondo. E nei decenni, ci siamo arrivati,
consumando tanti martelli.
Ma poi bisogna
capire quanto sono vecchie veramente queste rocce. E qui bisogna telefonare ai
fisici. Gli si dà un pezzo di roccia, con dentro i minerali giusti, e loro si
chiudono in laboratorio. Non ci fanno entrare, perché hanno paura che rompiamo
qualcosa.
Ma quando escono,
con i numerini, si ottiene quello che vedete qui sotto. La carta
Cronostratigrafica del mondo.
A parte i bei
colori, questo è il più grande orologio del mondo, perché misura il tempo che è
passato da quando esiste la terra. Gli strati più antichi, in basso a destra,
in fucsia, hanno 4 miliardi e seicento milioni di anni. Non c’era vita, allora,
e nemmeno aria respirabile. L’acqua sì, per fortuna. Da li, si sale verso il
presente.
E noi dove siamo?
In alto a sinistra, occupiamo il periodo Quaternario dell’era Cenozoica, e
neanche tutto, siamo nella parte in giallino. Appena arrivati, si potrebbe
dire. Abbiamo già fatto grossi danni, però, e se esisterà ancora vita
intelligente sul pianeta tra qualche milione di anni, i geologi di allora
vedranno le rocce di oggi e ci sarà una bella riga nera, fatta di fuliggine, scarti
del petrolio e spazzatura, compressi.
E nella loro lingua
sconosciuta commenteranno: lo vedi che coglioni che erano? Lo credo che si sono
estinti.