Art. 11 della Costituzione Repubblicana:
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."
A un certo punto dovremo metterci d'accordo su cosa vuole dire questo articolo della Costituzione.
Non conosco molte persone che si definirebbero "guerrafondaie" o che cantano le lodi della guerra. Molti amici invece si dichiarano pacifisti, contrari a ogni forma di violenza. Io stesso, all'atto di rifiutare il servizio militare, mi dichiarai non-violento e dissi che ritenevo l'esistenza stessa degli eserciti come la principale minaccia alla pace universale.
Ho cambiato idea? Non lo so. Di sicuro é cambiato il mondo.
Non esiste piú l'esercito di coscritti. Inoltre, l'ordine mondiale é stato stravolto, non ci sono piú gli equilibri di due superpotenze dietro cui nascondersi.
Nel frattempo sono arrivato alla conclusione che uno stato giusto non é uno stato che non conosce la violenza, dato che questa condizione ideale non esiste nella pratica. Uno stato giusto é quello che non permette l'uso privato della forza, ne fa un uso monopolistico e proporzionato al proprio interno, volto esclusivamente a garantire il pieno diritto dei cittadini. Le leggi non hanno alcun valore se non é possibile farle rispettare. E senza leggi vige la legge del piú forte. Su questo non credo si possa discutere.
Ma come si traduce questo controllo della forza in politica estera?
É possibile dichiararsi contrari "senza se e senza ma" all'uso della guerra (chiamiamola con il suo nome), in ogni caso?
No. Non é possibile.
Lasciare che gli altri si arrangino, quali che siano le conseguenze in termini di morte e oppressione, non é non-violenza. É vigliaccheria.
La Costituzione Italiana tende a "un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni", e non lo si puó garantire rifuggendo le responsabilità che vengono dall'essere uno dei paesi piú ricchi e avanzati al mondo, per quanto in netta decadenza.
Si tratta allora di definire quali debbano essere le regole di ingaggio.
Innanzitutto ci sono cose che non si possono piú fare: i bombardamenti sui civili (Belgrado, Iraq). L'uso della tortura e della corruzione. l'attacco a un paese che non stia uccidendo la propria popolazione o quella di altri paesi.
Sono queste le cose che devono essere rifiutate senza se e senza ma. E questo rifiuto va propugnato anche agli alleati. Ma ció lascia spazio a interventi per fermare massacri e massacratori.
Fu giusto impedire il massacro dei Kosovari. Fu peró un grave errore armare l'UCK e fu criminale bombardare le città serbe.
Fu giusto dare la caccia a Bin Laden e all'odioso regime Talebano che lo nascondeva. Parliamo dello stesso regime che vietava cure mediche alle puerpere, negli anni causando la morte di migliaia di donne per infezioni da parto.
Fu criminale attaccare l'Iraq con pretesti menzogneri. In quel caso sí, "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Ma ora, davanti a Gheddafi che bombarda la sua gente per perpetuare la propria dittatura, l'Italia poteva stare a guardare? Si possono discutere le modalità, non l'intervento.
Io credo che, specie a sinistra, queste cose vadano messe in chiaro, se si vuole essere all'altezza di governare un paese.
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."
A un certo punto dovremo metterci d'accordo su cosa vuole dire questo articolo della Costituzione.
Non conosco molte persone che si definirebbero "guerrafondaie" o che cantano le lodi della guerra. Molti amici invece si dichiarano pacifisti, contrari a ogni forma di violenza. Io stesso, all'atto di rifiutare il servizio militare, mi dichiarai non-violento e dissi che ritenevo l'esistenza stessa degli eserciti come la principale minaccia alla pace universale.
Ho cambiato idea? Non lo so. Di sicuro é cambiato il mondo.
Non esiste piú l'esercito di coscritti. Inoltre, l'ordine mondiale é stato stravolto, non ci sono piú gli equilibri di due superpotenze dietro cui nascondersi.
Nel frattempo sono arrivato alla conclusione che uno stato giusto non é uno stato che non conosce la violenza, dato che questa condizione ideale non esiste nella pratica. Uno stato giusto é quello che non permette l'uso privato della forza, ne fa un uso monopolistico e proporzionato al proprio interno, volto esclusivamente a garantire il pieno diritto dei cittadini. Le leggi non hanno alcun valore se non é possibile farle rispettare. E senza leggi vige la legge del piú forte. Su questo non credo si possa discutere.
Ma come si traduce questo controllo della forza in politica estera?
É possibile dichiararsi contrari "senza se e senza ma" all'uso della guerra (chiamiamola con il suo nome), in ogni caso?
No. Non é possibile.
Lasciare che gli altri si arrangino, quali che siano le conseguenze in termini di morte e oppressione, non é non-violenza. É vigliaccheria.
La Costituzione Italiana tende a "un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni", e non lo si puó garantire rifuggendo le responsabilità che vengono dall'essere uno dei paesi piú ricchi e avanzati al mondo, per quanto in netta decadenza.
Si tratta allora di definire quali debbano essere le regole di ingaggio.
Innanzitutto ci sono cose che non si possono piú fare: i bombardamenti sui civili (Belgrado, Iraq). L'uso della tortura e della corruzione. l'attacco a un paese che non stia uccidendo la propria popolazione o quella di altri paesi.
Sono queste le cose che devono essere rifiutate senza se e senza ma. E questo rifiuto va propugnato anche agli alleati. Ma ció lascia spazio a interventi per fermare massacri e massacratori.
Fu giusto impedire il massacro dei Kosovari. Fu peró un grave errore armare l'UCK e fu criminale bombardare le città serbe.
Fu giusto dare la caccia a Bin Laden e all'odioso regime Talebano che lo nascondeva. Parliamo dello stesso regime che vietava cure mediche alle puerpere, negli anni causando la morte di migliaia di donne per infezioni da parto.
Fu criminale attaccare l'Iraq con pretesti menzogneri. In quel caso sí, "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Ma ora, davanti a Gheddafi che bombarda la sua gente per perpetuare la propria dittatura, l'Italia poteva stare a guardare? Si possono discutere le modalità, non l'intervento.
Io credo che, specie a sinistra, queste cose vadano messe in chiaro, se si vuole essere all'altezza di governare un paese.
Nessun commento:
Posta un commento