25 anni fa l’Italia, attraverso la voce diretta della sua cittadinanza, decise di fare a meno dell’energia nucleare, all’indomani del disastro di Chernobyl.
Non si trattò di una decisione basata su argomenti tecnici, economici o scientifici. Fu una dichiarazione che diceva. Noi non vogliamo avere paura. Ci sono tanti modi per produrre energia, più o meno efficienti, più o meno inquinanti, più o meno economici. Gl iitaliani decisero che questo particolare metodo non andava bene. Perchè presentava una possibilitá, per quanto remota, che si aprisse davanti a loro il baratro dell’apocalisse.
In quel momento in Italia erano attive 3 centrali nucleari, che producevano il 3-5% circa del fabbisogno energetico nazionale. La loro chiusura non causo’ problemi energetici, evidentemente, ma chiuse una strada. Ci sono settori dell’industria e della tecnologia, tra cui la meccanica di precisione, il cui l’Italia era leader e che subirono un colpo molto forte.
Fu una decisione giusta? Fu giusta nel modo in cui lo possono essere le decisioni prese a maggioranza con un si o con un no. Fu certamente legittima.
Oggi, mentre in Giappone l’incubo nucleare ritorna, ci viene chiesto nuovamente se vogliamo o no impianti nucleari sul suolo italiano. E noi italiani dovremo rispondere, a giugno credo, con un altro referendum.
Ci sono delle ragioni per essere a favore dell’uso, in Italia, dell’energia nucleare? A mio parere ce n’è una sola che sia valida: i reattori nucleari possono produrre energia a una grande scala, difficile (ma non impossibile) da raggiungere con le energie rinnovabili.
Le ragioni per cui io sono contrario, oggi, sono altrettanto tecniche e economiche:
Quelle tecniche sono semplici: le scorie radioattive. Ammettendo che, durante il loro funzionamento, le centrali nucleari producono energia pulita (che e’ vero). Ammettendo che in Italia esiste certamente la capacitá di costruire e fare funzionare centrali moderne in modo eccellente (su cui non ho alcun dubbio), resta il problema che ancora oggi abbiamo in giro le scorie delle centrali che hanno funzionato dagli anni ’50 agli anni ’80. E che in tutto il mondo non esiste, a oggi, un sistema o un sito di stoccaggio permanente delle scorie.
Quelle economiche sono altrettanto facili: Iniziare un programma nucleare oggi comporterebbe investimenti di 5-15 miliardi di Euro, per ottenere dei risultati tra 15 anni. Possiamo permetterci un investimento di questo tipo? Io credo di no.
Nello stesso intervallo di tempo e a costi simili, in realtá molto inferiori, dato che i privati fino ad oggi hanno sostenuto il grosso degli investimenti, si può produrre quell’energia con centrali eoliche, solari e geotermiche. Io ritengo che con una spesa di circa 4 miliardi di Euro si possa coprire il 5% del fabbisogno nazionale con l’energia eolica. Idem per il fotovoltaico. Sommati, siamo al 10%, l’equivalente di 10 centrali nucleari. Il solare termodinamico oggi costa di più, ma promette bene a scale medio-grandi. E queste soluzioni permettono di iniziare a produrre energia pulita nel giro di mesi, non 15 anni.
Le rinnovabili diffuse permettono anche un indotto diffuso e sorgenti di energia differenziate e distribuite per il territorio.
Per questo non abbiamo bisogno dell’opzione nucleare. Non per paura.
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