Sarebbe importante avere idee chiare dal punto di vista
tecnico riguardo alle conseguenze delle trivellazioni per olio e gas.
Offro qui un paio di riflessioni che spero
contribuiscano in tal senso.
Premetto che io per lavoro faccio il geologo nell’esplorazione
petrolifera. Lavoro con un’azienda di Milano che svolge questo tipo di servizi
per compagnie petrolifere grandi e piccole, tra cui naturalmente anche l’ENI.
Premetto anche che non ho interesse personale diretto a
che si facciano o non si facciano pozzi per idrocarburi in Italia: l’azienda per
cui lavoro deriva quasi tutto il suo fatturato da trivellazioni effettuate all’estero.
Riguardo al temuto inquinamento o incorretto uso del
suolo, vorrei sottolineare che i danni causati da questo tipo di attività sono
limitati e temporanei: il piazzale su cui si svolge la trivellazione è un
quadrato di circa 100 m x 100 m. Può essere un po’ più grande, ma questo è l’ordine
di grandezza. È recintato. Ci sono decine di sensori elettronici che
controllano la dispersione di fluidi o di gas. I sensori sono monitorati 24 ore
al giorno , 7 giorni su 7.
Il lavoro di trivellazione puo’ durare, a seconda della
profondità del pozzo, da 2-3 mesi fino a un paio d’anni. Poi quando il pozzo è
stato trivellato, si installa una valvola in testa al pozzo. Si tratta di una
serie di tubi e flange d’acciaio che sporge dal piano campagna di 1-2 metri. La
valvola viene circondata da un muretto di cemento e da un reticolato, ampio pochi
metri, per sicurezza. Il resto del piazzale viene restituito all’agricoltura.
Durante le operazioni c’è un viavai di camion
naturalmente, che trasportano materiali e aste metalliche e si occupano di
smaltire i fanghi che vengoino estratti. Anche questo disturbo è temporaneo.
Riguardo all’opportunità di estrarre gas e olio dal
sottosuolo, siamo tutti d’accordo che le fonti rinnovabili di energia sono
molto migliori perchè non bruciano nulla e quindi non liberano nè CO2 nè ossidi
di azoto e particolato. Tuttavia dobbiamo affrontare il fatto che al momento le
fonti energetiche alternative non possono rimpiazzare in toto quelle fossili.
Io sono ottimista e credo che succederà, ma non tanto presto. Per cui per
adesso olio e gas ci servono ancora, che ci piaccia o no.
Aggiungo inoltre che il gas naturale inquina certamente
molto meno di molte pseudo-rinnovabili come l’olio di palma, il cippato e
qualsiasi altro processo di combustione, dato che il metano, quando brucia,
libera CO2 e acqua. Qualsiasi altra cosa che brucia, libera molte più porcherie,
oltre alla CO2. In più ha un’alta resa energetica e costa poco.
Abbiamo due strade: o importiamo tutti gli idrocarburi
che ci servono, o ne estraiamo una parte dal nostro sottosuolo. Questa seconda
opzione secondo me ha una serie di vantaggi: ci rende meno dipendenti da paesi
non-democratici per il nostro fabbisogno energetico. Crea un indotto in termini
di lavoro e di alta tecnologia. Rende l’energia meno cara. Inoltre per
esperienza personale devo dire che la sicurezza sul lavoro in questo ambiente,
in Italia, è di alta qualità, rispetto a tutte le altre attività industriali e
agricole sul territorio.
Dobbiamo stare molto attenti, nelle nostre battaglie, a
prendere la mira correttamente. Chiediamo al nostro governo di sostenere
attivamente le rinnovabili, ma non ammazziamo l’economia con paure e
superstizioni che non hanno fondamento tecnico-scientifico.
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