I terremoti non si possono prevenire, non si possono prevedere, se non in termini probabilistici e sul lungo termine. Non si possono nemmeno fermare.
Il terremoto di questa notte ha distrutto alcuni borghi nel centro Italia, causando un numero ancora non precisato di vittime (si parla per adesso di una ventina di persone, tra cui alcuni bambini, ma il bilancio sembra destinato a peggiorare).
Il terremoto di questa notte ha distrutto alcuni borghi nel centro Italia, causando un numero ancora non precisato di vittime (si parla per adesso di una ventina di persone, tra cui alcuni bambini, ma il bilancio sembra destinato a peggiorare).
Oggi si sentono i giornalisti dissertare sulla potenza dei
terremoti, paragonandoli tra di loro e considerando “quasi uguale” la potenza
di questo rispetto a un altro di grado simile.
Per capire il significato e la potenza dei terremoti, essi
possono essere comparati attraverso la scala Richter che ne misura l’energia. La
scala però va capita. Perchè la differenza per esempio tra il grado 5 e il
grado 6, un solo punto sulla scala Richter, non è, come si potrebbe credere, di
circa il 20% in più. La crescita dell’energia rilasciata è esponenziale. In
realtà un terremoto di grado 6 rilascia 200 volte più energia del grado 5.
Quello di stanotte era di grado 6, appunto. Circa cento
volte l’energia della bomba atomica di Hiroshima. Un po’ più forte di quello di
Modena di 4 anni fa (5.9). La metà di quello dell’Aquila nel 2009 (6.2) e un
quarto di quelle devastante del Friuli del 1976 che era di 6.4.
Il terremoto dell’Irpinia del 1980, gradi 6.8, fu oltre quattro
volte più potente di quello del Friuli (e questo in parte spiega perchè quelle
zone sono state risistemate solo in parte e con maggiore difficoltà, quindi;
non furono solo le ruberie della politica del sud, ma anche la devastazione era
estremamente pervasiva).
Purtroppo in quella zona, sull'appennino tra Amatrice, Norcia e Accumoli, il terremoto era, se non atteso,
certamente una possibilità concreta. Oltre a trovarsi lungo una faglia attiva,
quei paesi sono mappati tra quelli a massima pericolosità sismica. Purtroppo
questa è la condizione di molte zone montuose o collinari del nostro paese. E
dato che non si può andare ad abitare tutti in Sardegna, l’unica parte d’Italia
dove non hanno terremoti, bisogna convivere con il mostro che dorme. Chi più
(come quasi tutta l’Italia centro-meridionale) e chi meno (noi nella valle
Padana, ma non dimentichiamo apunto il terremoto a Modena del 2012). Ah, e
costruire secondo criteri antisismici, che è l’unica prevenzione efficace.
Infine, una nota rispetto ai sistemi di allarme. Come sempre
capita il terremoto arriva senza preavviso. Sono però allo studio sistemi di
misura e allarme che potrebbero permettere di avere un preavviso di qualche
secondo. Sembra poco, ma tante vite si potranno salvare, avendo anche solo
il tempo di uscire di casa o ripararsi in un punto sicuro. Sfrutterebbero il
principio che il terremoto si propaga dal suo epicentro alla velocità del
suono, mentre un allarme arriverebbe alla velocità della luce. Fornendo appunto
i pochi secondi che potrebbero garantire la salvezza.
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