In tutto il periodo in cui in Italia ci accapigliavamo per
la campagna referendaria questo blog è rimasto silente.
E’ stata una scelta dettata dal fatto che lo scrivente era
impegnato appunto nell’agone politico e non ha voluto utilizzare queste pagine
per fare propaganda.
Ho iniziato questo percorso conoscendo per sommi capi la
materia costituzionale di cui il referendum si occupava. Progressivamente,
mentre le ragioni del Si e del No venivano spiegate, ho cercato di arrivare a
una conoscenza più approfondita.
Ho poi visto ancora una volta, a mie spese, cosa vuole dire in
certi casi confrontarsi con gli “avversari”. In realtà la maggior parte delle
persone con cui ho discusso di persona mi ha fatto il regalo delle sue ragioni
e, anche quando non sono riusciti a convincermi, ho imparato qualche cosa.
Questo perchè quando discutiamo con qualcuno per strada si tratta di un interlocutore
che ci siamo scelti.
Sui social invece è differente. Sui social è molto più
difficile evitare gli imbecilli. In parte per la natura stessa del network, e in
parte perchè detti imbecilli, tutelati dalla distanza fisica, diventano molto
coraggiosi e aggressivi, oltre che spesso piuttosto volgari.
E’ difficile reagire correttamente davanti a attacchi pieni
di insulti, privi di logica e tenuti insieme solo da rancore generico
verso...boh, credo verso quello che rende la tua vita miserabile e non sai cos’è
e dunque decidi di incarnarlo nella persona con cui stai “discutendo” su
Facebook.
Adesso il referendum è passato. Ci ritroviamo da capo, con
tutti i problemi di prima, irrisolti. Dal paese giunge un grido, ma non si capiscono
le parole. Dovranno stare attenti, nei prossimi anni, a raccoglierlo, i nostri
rappresentanti politici, perchè viene da chi sta perdendo speranza nel futuro.
Lasciato nelle mani sbagliate, diventa una bomba. Sta già succedendo.
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