A un certo punto degli anni ’70 l’opinione pubblica mondiale
fu colpita dalla notizia che il panda gigante era sull’orlo dell’estinzione.
Fino ad allora le tematiche ambientali erano per lo più ignorate, per quanto
dal 1961 esistesse già il WWF, che da subito ebbe il panda come simbolo.
Certo, se prossimo all’estinzione fosse stato il ragno
aculeato della morte rossa o il lombrico peloso del diavolo forse non avrebbero
raccolto tanta simpatia. Ma il fatto che un grande animale dall’aspetto così
mansueto stesse per scomparire a causa dell’azione dell’uomo contribuì a
formare una coscienza ambientale.
Sull’onda di questo successo mediatico, nel 1978 la FIAT
decise di chiamare così la sua nuova utilitaria, legandola all’idea di ambiente
e di sostenibilità.
Sono passati oltre trent’anni, e chi di noi passa abbastanza
tempo in giro per le strade sicuramente incontra tutti i giorni qualche vecchia
Panda dei primi anni ’80. Sono ancora in giro, perchè non si rompono.
La loro perdurante presenza secondo me è quello che
veramente giustifica il nome di questa macchina e veramente le rende giustizia
come paladina dell’ambiente.
Se una macchina dura molto, non ne compri una nuova. Questo è
il primo fondamentale concetto relativo alla protezione dell’ambiente. La
nostra società si basa sulla produzione continua di beni che vanno consumati
per poterne produrre altri. E’ esattamente così che si distrugge un pianeta. Ma
la Panda si oppone! Viene prodotta e comincia a andare in giro e prova a
fermarla. “Scusi, signora Panda, ci sarebbe da rottamar...” “ma vai tu a farti
rottamare!” ride il pandino e se la sgasa in giro che è un piacere.
Adesso, ci siamo stati tutti sul pandino, abbiamo sofferto
molto per spuntoni del sedile che uscivano per motivi misteriosi, abbiamo
patito il caldo e il freddo, ci hanno sorpassato quasi tutti, e l’accoppiamento
era praticamente impossibile. Ma d’altra parte se non vuoi rompere le scatole
al pianeta devi fare una macchina che sia, come dire, poca.
C’ha il motore a scoppio, emette scarichi di idrocarburi.
Si, ma poco. Il mio amico ricco ha una Lexus SUV ibrida, ah che belle le lucine
che mostrano il K.E.R.S. e il motore elettrico, certo: solo la batteria pesa
come un pandino, poi smaltiscila tu quando hai finito di usarla.
Le portiere della Panda fanno “spang” invece che “clunk”. Eh
certo, c’è meno roba, meno profili di plastica. Non c’è l’aria condizionata (ma
dai?). Vuole dire che non emettiamo gas velenosi.
L’impatto della Panda sul pianeta è stato lieve, ci ha
spostato decorosamente in giro per l’Italia per tanti anni e continua a farlo,
ma educatamente, chiedendo scusa alle siepi per lo scarico di cui sebbene
modestamente le inonda. Dal punto di vista della natura, ambientalismo è non
rompere i coglioni.
Andare piano, con poco, lasciando spazio agli altri e sopportando
quello che c’è intorno a noi, meteo compreso. La Panda ci ha insegnato a stare
al mondo.
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