Uso questo blog per pensare. Lo uso per arrabbiarmi per le cose non giuste. Lo uso per condividere il mio pensiero con chi voglia farlo. Non ho altro che abbia senso mettere in comune. Gionata
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lunedì 17 giugno 2019

Siamo ancora in tempo?


In questi giorni ho cercato di capire che fine farà il nostro pianeta e noi con lui. Dopo l’excursus che ho fatto, e di cui propongo qui alcuni spunti, i miei dubbi sono aumentati, e non di poco.

Questo discorso di Jim Beasley su TED descrive le ricerche che lui e un gruppo internazionale di scienziati ha fatto sulla fauna all’interno della zona di esclusione di Chernobyl.


Il video è in inglese, e spiega una cosa molto chiara. Contrariamente a quanto si aspettavano, hanno riscontrato che la vita animale e vegetale prospera intorno a Chernobyl, nella zona da cui gli umani sono stati evacuati da trent’anni.

Grandi mammiferi, predatori, animali quasi estinti in Europa vivono e si riproducono in una zona in cui le radiazioni sono troppo alte per la sicurezza degli umani.  Non solo: la concentrazione di animali selvatici è molto più alta di altri parchi naturistici nella stessa Ucraina. Inoltre, invece di assieparsi ai margini della zona, lontano dal reattore, gli animali sono più frequenti verso il centro.

Questo significa una sola cosa: no, non significa che le radiazioni fanno bene. Fanno molto male: se sono molto intense bruciano la carne. Se sono poco intense, provocano il cancro.

Significa invece che per la vita animale e vegetale, c’è una cosa certamente peggiore di un incidente nucleare come Chernobyl. Peggiore a tal punto da preferire di vivere vicino alla centrale danneggiata. Quella cosa siamo noi.

Vivono lì, insieme dalle radiazioni, meglio di come vivono in qualsiasi posto in cui ci siamo noi umani.

Spesso si sente parlare di come potrebbe estinguersi la vita sulla terra. Ogni tanto si parla dell’asteroide che potrebbe colpirci. Degli effetti dell’asteroide. Però, se guardiamo la velocità a cui animali e habitat si stanno estinguendo, spesso anche solo per mancanza di spazio, ci rendiamo conto che l’asteroide sulla terra è già arrivato.

Siamo noi, l’asteroide. Siamo noi, la prossima estinzione di massa, e sta già succedendo.

Reggerà il pianeta dieci miliardi di consumatori (perché non c’è alcun dubbio che presto saremo dieci miliardi e non c’è nessun modo in cui ciò si possa impedire, a meno di cominciare a sterminare gente)? Consiglio questo altro Ted Talk di Hans Rosling che lo spiega in maniera elementare e geniale.


Intanto mi piacerebbe che chi è più capace di me di fare ricerche in campi economici e sociali, trovi il modo di sganciare lo sviluppo dell’uomo dal consumo del pianeta, perché fino ad ora abbiamo vissuto come se non ci fosse un domani. E forse infatti non ci sarà.

Al centro degli oceani, le correnti stanno accumulando la nostra spazzatura di plastica. Che soffoca la vita in mare, senza la quale non ce la possiamo fare nemmeno noi. Le immagini che mostrano l’acqua dell’oceano ridotta a una densa brodaglia di frammenti microscopici di plastica, le carcasse degli animali marini e degli uccelli trovate piene di pezzi di plastica inghiottiti per sbaglio, non sono bufale. E’ tutto vero.

Anche qui abbiamo una spiegazione chiara e disincantata del fenomeno, da parte del capitano Charles Moore, oceanografo californiano e arrabbiato nemico della plastica usa e getta.


Esiste un piano B per produrre quello che serve senza distruggere tutto ciò che ci circonda? Qualcuno ci ha pensato?

E dopo averci pensato, esiste un modo per fare in modo che la politica se ne occupi?

Sull’argomento propongo le riflessioni e la denuncia da parte del giurista americano Larry Lessig, che compara l’autoritarismo cinese con le storture della democrazia americana.


Che chances abbiamo se il paese più popoloso al mondo e quello più potente impediscono che le vere urgenze che impattano sulla popolazione vengano risolte?

Quando ho iniziato questo blog, nel mio paese, in Italia, c’era al governo Berlusconi, nella sua marcescente fase finale. Lo credevo il peggio possibile. Il che dimostra solo quanto limitata sia la mia immaginazione.


Anche adesso in Italia c’è un governo che mi sembra dannosissimo. Ma nello schema delle cose, non è altro che una buca sul Trionfale Cammino del Progresso. Il problema è proprio il Trionfale Cammino, da cui rischiamo di non uscire vivi.

sabato 14 gennaio 2017

Ode alla Panda


 

A un certo punto degli anni ’70 l’opinione pubblica mondiale fu colpita dalla notizia che il panda gigante era sull’orlo dell’estinzione. Fino ad allora le tematiche ambientali erano per lo più ignorate, per quanto dal 1961 esistesse già il WWF, che da subito ebbe il panda come simbolo.

Certo, se prossimo all’estinzione fosse stato il ragno aculeato della morte rossa o il lombrico peloso del diavolo forse non avrebbero raccolto tanta simpatia. Ma il fatto che un grande animale dall’aspetto così mansueto stesse per scomparire a causa dell’azione dell’uomo contribuì a formare una coscienza ambientale.

Sull’onda di questo successo mediatico, nel 1978 la FIAT decise di chiamare così la sua nuova utilitaria, legandola all’idea di ambiente e di sostenibilità.

Sono passati oltre trent’anni, e chi di noi passa abbastanza tempo in giro per le strade sicuramente incontra tutti i giorni qualche vecchia Panda dei primi anni ’80. Sono ancora in giro, perchè non si rompono.

La loro perdurante presenza secondo me è quello che veramente giustifica il nome di questa macchina e veramente le rende giustizia come paladina dell’ambiente.

Se una macchina dura molto, non ne compri una nuova. Questo è il primo fondamentale concetto relativo alla protezione dell’ambiente. La nostra società si basa sulla produzione continua di beni che vanno consumati per poterne produrre altri. E’ esattamente così che si distrugge un pianeta. Ma la Panda si oppone! Viene prodotta e comincia a andare in giro e prova a fermarla. “Scusi, signora Panda, ci sarebbe da rottamar...” “ma vai tu a farti rottamare!” ride il pandino e se la sgasa in giro che è un piacere.

Adesso, ci siamo stati tutti sul pandino, abbiamo sofferto molto per spuntoni del sedile che uscivano per motivi misteriosi, abbiamo patito il caldo e il freddo, ci hanno sorpassato quasi tutti, e l’accoppiamento era praticamente impossibile. Ma d’altra parte se non vuoi rompere le scatole al pianeta devi fare una macchina che sia, come dire, poca.

C’ha il motore a scoppio, emette scarichi di idrocarburi. Si, ma poco. Il mio amico ricco ha una Lexus SUV ibrida, ah che belle le lucine che mostrano il K.E.R.S. e il motore elettrico, certo: solo la batteria pesa come un pandino, poi smaltiscila tu quando hai finito di usarla.

Le portiere della Panda fanno “spang” invece che “clunk”. Eh certo, c’è meno roba, meno profili di plastica. Non c’è l’aria condizionata (ma dai?). Vuole dire che non emettiamo gas velenosi.

L’impatto della Panda sul pianeta è stato lieve, ci ha spostato decorosamente in giro per l’Italia per tanti anni e continua a farlo, ma educatamente, chiedendo scusa alle siepi per lo scarico di cui sebbene modestamente le inonda. Dal punto di vista della natura, ambientalismo è non rompere i coglioni.

Andare piano, con poco, lasciando spazio agli altri e sopportando quello che c’è intorno a noi, meteo compreso. La Panda ci ha insegnato a stare al mondo.

domenica 1 gennaio 2017

Terra, 2017


 
Questa immagine della Terra viene dalla International Space Station (ISS), che orbita costantemente intorno al pianeta, abitata da astronauti e scienziati.

La sua bellezza sta in quello che si vede, il nostro cielo visto da sopra, ma anche in quello che non si vede.

Come gli stessi astronauti anni fa avevano detto subito, non si vedono i confini, le barriere a cui oggi molti tengono per separarsi dagli altri. Oggi, primo gennaio 2017, non si vedono il fumo delle bombe, le file di profughi, o le facce dei politicanti che predicano l’odio.

Non si vedono l’inquinamento atmosferico, nè il riscaldamento globale e i disastri naturali che esso comporta, anche se oggi i principali paesi al mondo sono guidati da leaders, in teoria democraticamente eletti, che negano questa realtà o semplicemente se ne fregano, pressati da interessi di parte.

Non si vede il pericoloso impoverimento della gente anche nel ricco nord-ovest del mondo, a vantaggio di pochissimi, nè la sparizione del lavoro.

Quello che si vede, in effetti, è bellezza pura.

Per chi ama la scienza, questa bellezza è ulteriormente aumentata dal fatto che l’immagine sia stata catturata da un miracolo del tutto umano: la ISS, che orbita sulle nostre teste da oltre 15 anni, frutto di un progetto che ha coinvolto tutti i grandi paesi al mondo. E se qualcuno obiettasse sull’utilità pratica di questo grande simbolo di civiltà, ricordiamoci che la scienza di solito i problemi li risolve, mentre la politica spesso li crea. E che proprio ora sulla ISS si svolgono esperimenti per capire come combattere l’indebolimento delle ossa in un mondo che invecchia, per sviluppare nuovi farmaci più efficaci e per migliorare il processo di combustione e renderlo più pulito.

Oltre che per catturare le particelle di alta energia liberate dallo scontro dei raggi cosmici con l’alta atmosfera, che è una figata.

mercoledì 13 gennaio 2016

Il Terrore delle Trivelle


Io credo che la gente, quando pensa alle “trivelle”, in realtá gli viene in mente il dentista.

La reazione scomposta e irrazionale di molti al pensiero delle famigerate “trivelle” si puó spiegare solo pensando a quel senso di impotenza, smarrimento e fitte di dolore improvvise che ci fanno sudare sulla sedia del dentista.