Io credo che la gente, quando pensa alle “trivelle”, in
realtá gli viene in mente il dentista.
La reazione scomposta e irrazionale di molti al pensiero
delle famigerate “trivelle” si puó spiegare solo pensando a quel senso di
impotenza, smarrimento e fitte di dolore improvvise che ci fanno sudare sulla
sedia del dentista.
In questi giorni nuovamente si é parlato di ricerca di
idrocarburi in Italia e di nuovo é esplosa la fobia delle trivelle. Tale fobia
colpisce soprattutto tre categorie:
a)
Coloro che si considerano ambientalisti e che,
pur non avendo quasi alcuna conoscenza del moderno processo di prospezione
petrolifera, si schierano contro per antica abitudine.
b)
Coloro, tra la popolazione, meno propensi a
ragionare a fondo sulle cose, e che reagiscono tipicamente al titolo di un
articolo, senza leggere l’articolo stesso.
c)
I politici, perché, dati i punti a) e b), essere
contro porta voti.
In realtá questo terrore é frutto per lo piú di cattiva informazione,
di mancanza di aggiornamento, e spesso di malafede.
Ecco in sintesi perché non si deve avere paura delle
trivelle, ma semplicemente, controllarne l’uso corretto:
1)
Il fabbisogno energetico:
In Italia olio e gas
sopperiscono a circa il 75% del fabbisogno energetico. Il restante 25% è
ottenuto soprattutto dalle centrali idroelettriche. Le altre rinnovabili vere
(solare e eolico) pur in forte crescita, coprono meno del 10% del fabbisogno.
Dunque, come ci scaldiamo d'inverno? Come ci spostiamo e lavoriamo senza l'uso di gas e olio?
Non é una domanda retorica. Qual'è il piano B?
Dunque, come ci scaldiamo d'inverno? Come ci spostiamo e lavoriamo senza l'uso di gas e olio?
Non é una domanda retorica. Qual'è il piano B?
Non basta dire “No alle
Trivelle”. Bisogna spiegare all’atto pratico cosa si voglia fare a partire da
domani 14 gennaio 2016. Senza il piano B, c’é solo il piano A.
2)
Da dove li prendiamo gli idrocarburi?
Appurato che, mentre sviluppiamo, si spera rapidamente, le
fonti di energia rinnovabili e aumentiamo la nostra efficienza energetica, per
il momento dobbiamo ancora utilizzare per molti scopi petrolio e gas, resta il
problema di come ottenerli.
Il gas, in particolare: l’Italia lo compra soprattutto da
tre paesi: Russia, Algeria e Libia. Adesso, a occhio, secondo voi, in questi
tre paesi, quanto é alta l’attenzione a: impatto ambientale, tutela dei
lavoratori, norme di sicurezza e business practices pulite (no corruzione)? E secondo
voi chi ha le tecnologie e le competenze piú avanzate per estrarlo come si
deve? Noi o loro?
Quindi, se un po’ di questo gas e petrolio lo estraiamo noi
dalle nostre riserve, abbiamo la certezza che verrá estratto in maniera piú
efficiente, rispettosa dell’ambiente, pagando meglio il personale e con un
indotto di corruzione certamente limitato, rispetto ai paesi da cui invece lo
compriamo a caro prezzo.
3)
Vantaggi economici?
Intanto gli idrocarburi estratti in casa costano meno
rispetto all’importazione. Poi c’e’ anche un indotto: decine di migliaia di
posti di lavoro qualificati, sviluppo di un distretto che utilizza alte
tecnologie in Italia. Tecnologie da rivendere all’estero.
4)
E l’ambiente?
Qui purtroppo devo scontrarmi con alcune affermazioni dei
nostri “ambientalisti” che purtroppo certe volte sentono il bisogno di
propugnare bad science per portare
avanti le loro battaglie. Alcuni esempi:
Ogni volta che si fa un pozzo in adriatico si parla di
disastro ambientale: fino ad ora se ne sono fatti 1700 circa. E sebbene un
disastro ambientale sia sempre possibile, fino ad ora sono stati bravi a non
causarne.
Gli air guns sono uno strumento di prospezione sismica usato
in tutto il mondo, anche nei paesi piú attenti agli impatti ambientali, come
per esempio quelli scandinavi. Il loro uso é monitorato e regolamentato.
Il fracking: il fracking in Italia non é mai stato fatto. E
mai si fará. Perché non c’é niente da “frackare”.
I tumori in Basilicata: si’, sono piú alti della media, ma
lo sono da prima che si iniziasse a estrarre il petrolio, che quindi in questo
caso non c’entra.
5)
E le energie rinnovabili?
Ecco questo é un equivoco che non capisco. Lo sfruttamento degli idrocarburi non preclude in alcun
modo lo sviluppo delle rinnovabili. Anche perché non comporta investimenti
dello stato, anzi, è un ricavo! Fa da ponte fino a quando le rinnovabili
saranno in grado di sopperire al fabbisogno, ma siamo ancora lontani.
E qui mi fermo. Mi rendo conto che sull’argomento sia
difficile informarsi, perché molte delle fonti hanno un bias in una direzione o nell’altra, ma una cosa devo dirla ai
nostri ambientalisti: ogni volta che dite una balla strumentale alle vostre
campagne, perdete credibilitá, squalificate l’ideale ecologista e dunque fate
un danno all’ambiente.
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