Uso questo blog per pensare. Lo uso per arrabbiarmi per le cose non giuste. Lo uso per condividere il mio pensiero con chi voglia farlo. Non ho altro che abbia senso mettere in comune. Gionata

giovedì 23 aprile 2020

La scienza ci può salvare? La scienza si può salvare?

Prima parte

1.       L’effetto Sagan e la scienza sconfitta

Carl Sagan è stato un grande scienziato del XX secolo, e un grande divulgatore scientifico. 



Anzi, fare il divulgatore scientifico gli ha in parte limitato la carriera scientifica, per un motivo molto semplice: i colleghi scienziati tendevano a non considerare il suo lavoro, ritenendolo, in quanto divulgatore, scrittore di libri, esposto ai media, una specie di celebrità, e quindi non uno scienziato serio.



Sbagliavano. Sagan è stato una grande mente e ha ispirato moltissime persone a occuparsi di temi importanti, etici, ambientali e, naturalmente, scientifici.

Questo, dunque, è l’Effetto Sagan. Se divulghi la scienza, non sei più uno scienziato.


Credo che questa tendenza del mondo scientifico a chiudersi ai “profani” sia pericolosa, e, in ultima analisi, sia dannosa per la scienza stessa.

In realtà abbiamo bisogno del contrario. Grandi scienziati che siano in grado di spiegare a noi umani cosa stanno facendo e perché è importante. Abbiamo bisogno degli altri Carl Sagan. 


Cosa succede se la scienza rinuncia a raccontare ai cittadini le verità scientifiche che emergono dallo studio della natura?

Succede che la storia, ai cittadini, la raccontano altri. E che storia racconteranno? Quella che fa comodo a loro.

Potrebbe essere una storia di complotti, che serve per screditare avversari politici. O una storia in cui un certo prodotto fa miracoli e un altro è nocivo, raccontata per lucrare sulla credulità.

C’è chi racconta storie pseudoscientifiche per dividere la gente in razze. Lo hanno fatto i regimi, e oggi c’è chi ci prova ancora. Altri raccontano storie per fervore religioso, negando il lavoro fatto dalla scienza nei decenni (nei secoli, in realtà: provando, sbagliando, correggendo, riprovando) per spiegare il mondo.


Quando i cittadini (che mi rifiuto di chiamare, bestialmente, “gente”) sono esposti a queste narrazioni interessate, senza una chiara alternativa che venga dalla scienza, ci credono. E una volta catturati, è molto difficile recuperarli. Perché a questo punto si tratta di combattere un avversario, l’ingannatore, sul suo terreno. Quello in cui, distorcendo Einstein “tutto è relativo”. “Ognuno ha diritto alle sue idee”, diventa “ognuno ha diritto alla sua realtà”. “Questo lo dice lei”, come nella ormai celebre frase in cui un professore che spiegava un principio economico è stato zittito da una persona ignorante in materia ma molto agguerrita.

Quando succede questo, la scienza è sconfitta. In pericolo non è l’onore, ma la sopravvivenza. Una scienza sconfitta significa che in ultima analisi il potere politico segue il consenso, e se si permette che il consenso si coaguli intorno a posizioni antiscientifiche, come sta accadendo, la civilizzazione si ferma, arretra. Decisioni importanti riguardanti l’ambiente, la salute, la gestione delle risorse, l’istruzione, vengono prese senza o contro le indicazioni della scienza, a questo punto considerata una voce tra le tante e non un riferimento. I risultati sono stati, sono e saranno sempre catastrofici.

Non si può vincere una guerra così, se non si sa comunicare.

(continua…)

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