Uso questo blog per pensare. Lo uso per arrabbiarmi per le cose non giuste. Lo uso per condividere il mio pensiero con chi voglia farlo. Non ho altro che abbia senso mettere in comune. Gionata

venerdì 24 aprile 2020

La scienza ci può salvare? La scienza si può salvare? parte 2


2. Bad science e propaganda


Dicevamo, non si può vincere la guerra per l’informazione onesta e responsabile, se non si sa comunicare. 


La scienza asservita al profitto, la bad science, sa comunicare. Conosciamo tutti il poster che girava negli stati uniti negli anni ’60 in cui si vedeva un medico che fumava Camel, “la preferita dai medici”. La Camel regalava stecche di Camel ai medici, e poi andava a chiedergli che sigarette fumavano. Dov’era l’ordine dei medici in quell’occasione (American Medical Association)? Per anni le multinazionali del tabacco poterono dire che non c’era relazione tra il cancro e il fumo. Chi fornì loro le basi “scientifiche” per dirlo? Bad science.
Anche la scienza asservita ai regimi sa comunicare. Il mondo scientifico italiano toccò il fondo quando fu pubblicato Il Manifesto della Razza nel 1938, un documento voluto dal regime Fascista, firmato da una decina di zoologi, antropologi, biologi italiani in cui si dimostrava tanto l’esistenza di una Razza Italiana, neanche fossimo dei Labrador, quanto la sua superiorità nei confronti della Razza Ebraica. Fu la base teorica per spedire gli ebrei nei campi di concentramento tedeschi. In quel caso furono paura, opportunismo, fervore ideologico, che traviarono gli scienziati.


La scienza libera, poverina, non ha né le armi della coercizione né il denaro per farsi sentire al di sopra del frastuono dei saltimbanchi; eppure è la scienza libera, e solo quella, che fa le scoperte vere e importanti, che ci allungano la vita, che ci fanno volare, comunicare, guarire.

Ma anche gli scienziati e i ricercatori sono uomini e donne. Hanno gli stessi identici difetti degli uomini e delle donne che fanno altre cose. Possono essere meschini, invidiosi, calcolatori, arroganti, interessati, disonesti, o lavarsi poco. E allora perché quello che dicono loro dovrebbe avere più senso di quello che dicono i non addetti ai lavori?

Per il processo che li porta a raggiungere le loro conclusioni e che le seleziona. Che funziona così:

1 si raccolgono dei dati intorno a un fenomeno naturale.

Questi dati devono essere il più possibile chiari e quantitativi. Possono essere riguardanti una malattia, un animale, un fenomeno geologico, una particella subatomica, o una ricostruzione storica.

2 Osservando i dati, si formula una teoria su come funziona il fenomeno che si sta osservando. Una teoria per avere senso deve avere diverse caratteristiche: per esempio deve spiegare il fenomeno altrettanto bene o meglio di una teoria già esistente. Deve anche avere un potere predittivo, ovvero deve essere in grado di spiegare non solo il fenomeno osservato ma anche altri fenomeni analoghi, o non ancora accaduti.

3 Tutto questo processo deve essere replicabile. Ovvero perché la teoria abbia valore deve essere possibile per un altro scienziato, seguendo le medesime procedure, calcoli o esperimenti, di arrivare ai medesimi risultati e conclusioni. Questo tipo di controllo è una prova fondamentale della bontà della ricerca.

4 A questo punto lo scienziato diffonde l’informazione, ovvero pubblica un articolo scientifico.

Perché l’articolo sia pubblicato, altri scienziati, che lui non conosce e che non sanno chi sia, devono verificare l’articolo e confermare che va bene. Questo processo si chiama peer review ed è fondamentale.

Solo adesso una teoria entra nella letteratura scientifica e la si insegna nelle università. Se diverse teorie spiegano ugualmente un fenomeno, verranno tutte insegnate, fino a che non ne prevarrà una.

Quando un individuo si mette a pubblicare le sue cose da solo, o sui social, aggirando questo processo, di solito lo fa perché le sue teorie non sono abbastanza solide, e verrebbero bocciate. Invece di migliorarle, o ripensarle, decide di barare. La gran parte dei cosiddetti scienziati che impazzano sui social agiscono così.

Il processo è imperfetto, naturalmente: ci sono errori, frodi, furbizie, a tutti i livelli. Ma, alla fine, funziona. Funziona, senza dubbio. Se guardiamo a tutti i parametri dell’umanità, nel suo progresso durante gli ultimi secoli: popolazione, aspettativa di vita, accesso alle cure mediche, alfabetismo, mobilità, ricchezza diffusa, cultura diffusa, accesso all’automazione e all’informazione, è chiaro che la scienza e la tecnologia hanno portato l’umanità a un livello medio di vita mai raggiunto prima e in costante ascesa.

Senza dimenticare i “buchi”: chi è rimasto indietro, le regioni del mondo dove il progresso non arriva, o arriva male, dove si muore ancora per malattie altrove debellate. Anche se diminuite, queste sacche di umanità tradita esistono e non vanno mai dimenticate.

E allora, questa scienza “buona”, cosa deve fare?

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