Uso questo blog per pensare. Lo uso per arrabbiarmi per le cose non giuste. Lo uso per condividere il mio pensiero con chi voglia farlo. Non ho altro che abbia senso mettere in comune. Gionata

domenica 7 giugno 2020

La scienza testarda - prima parte


La storia di Alfred Wegener e di quando abbiamo capito come funziona il mondo. 


1.       parte 1 di 3: A brave new world – Un mondo nuovo


C’è una sola cosa che i geologi sopportano meno dei profani che parlano di geologia: i geofisici che parlano di geologia. 


Alfred Wegener ovviamente era un geofisico. Anche meteorologo. E aveva avuto una intuizione: se i margini dei continenti, soprattutto Africa e Sudamerica hanno una forma che combacia, può darsi che una volta fossero uniti, e che qualche immensa forza li abbia poi separati.

Oggi sembra una ovvietà, ma allora se ne era accorto, a quanto pare, solo lui. Quando andò a dirlo ai geologi, nei primi anni Venti, beh, diciamo che se avesse tirato loro un secchio di acqua gelata avrebbe avuto una reazione più positiva. 





Allora i geologi, in base alle osservazioni fatte e ai dati disponibili, pensavano che il mondo funzionasse in un altro modo. Ritenevano che la terra potesse alzarsi, per formare vulcani o catene montuose, o abbassarsi, per formare mari e oceani. Il meccanismo attraverso cui ciò avveniva non era chiaro ma, in ogni modo, a nessuno era venuto in mente che i continenti se ne potessero andare in giro per il pianeta. Si pensava che fossero sempre stati dove si trovano oggi.

Wegener fu scacciato in malo modo. 


Il suo problema era che non aveva prove. Aveva indizi, quelli sì, ma non poteva obiettare che la teoria dominante fosse sbagliata perché non poteva dimostrare la propria. Aveva anche capito alcune cose importanti: per esempio che la crosta oceanica ha età diverse in punti diversi, perché si forma di continuo, e aveva capito che probabilmente si formava lungo le dorsali, quelle lunghissime catene montuose sottomarine che segnano il nostro pianeta come le cuciture su una palla da baseball.

Tutti noi conosciamo i termini “deriva dei continenti” e “placche tettoniche”. Ma Wegener, allora, introducendo questi concetti (i nomi vennero dopo), stava rovesciando il mondo geologico, e si scontrava contro ostacoli non solo teorici, ma anche umani. Intere carriere, testi di riferimento universitari, interpretazioni geologiche, erano basati sul vecchio mondo geosinclinale. La maggior parte dei ricercatori, in quanto umani, esitava a gettare tutto all’aria solo per un’idea, per quanto brillante. 


"Extraordinary claims require extraordinary evidence"


Nel 1980 il grande divulgatore scientifico Carl Sagan rese popolare questo aforisma. In italiano sarebbe: affermazioni straordinarie richiedono prove altrettanto straordinarie.

Questo è un concetto fondamentale nella scienza. Spinge chi fa ricerca a indagare meglio che può, se crede di avere scoperto qualche cosa di importante, per accertarsi che la sua scoperta sia reale, e dimostrabile. Inoltre fa un po’ da filtro: senza un tale principio, chiunque, senza alcuna conoscenza di un argomento o di una disciplina, potrebbe metterne in dubbio il fondamento, con affermazioni bislacche, senza avere fatto nemmeno lo sforzo di capirla o di sviluppare una teoria alternativa, più solida di quella precedente.

Insomma, “affermazioni straordinarie richiedono prove altrettanto straordinarie” è l’antidoto alla cialtronaggine, alla pseudoscienza e a chi non intende riconoscere che avere dedicato tanto studio e lavoro a una disciplina abbia un valore che rende l’opinione di tale persona più rilevante di quella di chi non ha lavorato sull’argomento. 


Wegener, intelligente e creativo, era cosciente che avere un’idea non bastava, e non gridò allo scandalo o al complotto. Inoltre, il problema non era urgente. L’umanità aveva altro a cui pensare in quegli anni, e la risoluzione del dilemma dovette attendere qualche decennio, e lo sviluppo di nuove tecnologie. Alfred continuò i suoi studi, che si concentravano principalmente sui ghiacci polari. E fu proprio durante una sua escursione in Groenlandia che trovò la morte, probabilmente dovuta a un infarto. Il corpo fu ritrovato solo dopo anni.


E la teoria dei continenti che si muovono? Quella non morì con Wegener, perché qualche geologo continuò a considerarla possibile. Passarono altri anni e, soprattutto, passò la guerra. Che è morte e distruzione ma ha anche, è brutto dirlo ma è vero, degli effetti collaterali positivi, sebbene molto pochi. Il principale è che essa dà un grande impulso alla ricerca in molti campi. Nello sviluppo appunto di nuove tecnologie, materiali nuovi, tecniche di lavorazione, nuovi sistemi di indagine e di misura. Qualsiasi cosa serva per ammazzare altri umani.

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