Uso questo blog per pensare. Lo uso per arrabbiarmi per le cose non giuste. Lo uso per condividere il mio pensiero con chi voglia farlo. Non ho altro che abbia senso mettere in comune. Gionata

mercoledì 10 giugno 2020

La scienza testarda - Terza e ultima parte


La storia di Alfred Wegener e di quando abbiamo capito come funziona il mondo. 


La verità in fondo al mare


Per tre anni, la Challenger, se ne andò in giro per l’Oceano Atlantico. Faceva avanti e indietro, da est a ovest, passando sopra alla grande Dorsale Medio-Atlantica.

La Dorsale era stata scoperta già nella seconda metà del 1800, ma per caso. Una nave (anche quella di nome Challenger, non a caso) era stata mandata a cercare il punto migliore per stendere il cavo telegrafico che collegasse l’America all’Europa. Se non vi eravate mai chiesti come si comunica da una parte all’altra dell’oceano, ecco adesso lo sapete. Bisogna che qualcuno vada con una nave a stendere un cavo lunghissimo. Una volta era un doppino, poi hanno messo i cavi coassiali, adesso c’è la fibra ottica che passa sul fondo dell’oceano. Non è una cosa semplice stendere cavi passando attraverso una catena montuosa, considerando che il fondo oceanico si trova a circa 4000 metri di profondità, ma poi quando si incontra la dorsale arriva fino quasi alla superficie. Quando ci arriva in superficie, si formano isole come per esempio l’Islanda. 


A cosa serve sapere queste cose? Se non ve lo siete ancora chiesto, allora siete portati per la geologia. Comunque, tornando alla nostra dorsale, i geologi sulla moderna Challenger scoprirono per prima cosa che essa era fatta di basalto. Il basalto è una roccia vulcanica effusiva. E in effetti lungo l’asse della dorsale l’attività vulcanica sottomarina è continua. 


Poi, grazie alle scoperte menzionate prima, paleomagnetismo e datazione radiometrica, ci si accorse di una cosa fondamentale.

Navigando verso la dorsale, si incontravano rocce basaltiche sempre più giovani. E ogni tanto si vedeva che il loro magnetismo era invertito. Il basalto del fondo marino era quindi fatto di “strisce” orientate da nord a sud, con magnetizzazione opposta.

Quando la Challenger superava la dorsale e misurava le rocce dall’altro lato, ritrovava la stessa identica sequenza.


Scacco matto. La tesi di Wegener sulla deriva dei continenti era completamente provata. Nuova crosta oceanica si forma lungo le dorsali, spingendo lateralmente quella vecchia, e separando i continenti. Per arrivare a questa conclusione si erano dovute alleare alla geologia anche la geofisica, la fisica nucleare, la metallurgia, l’ingegneria navale, l’elettronica. I conti tornavano per tutte queste discipline.


E’ questo che rende solida una teoria scientifica. Se oggi qualcuno volesse metterla in dubbio, non potrebbe semplicemente dire: “ah ma io non ci credo che si muovono i continenti! Ho diritto alla mia opinione!”

Nel dire questo la persona sta anche dicendo: non credo alla teoria sul campo magnetico terrestre. Non credo alle teorie della fisica nucleare. Non credo agli scienziati che hanno campionato il fondo marino, né ai loro colleghi che hanno misurato i campioni.


Quindi una teoria scientifica non si può mettere in dubbio? Certo che si può: si deve. Ma nel farlo, si deve avere un’altra teoria che spiega meglio le stesse cose, in questo caso la presenza di rocce simili e fossili simili in Brasile e in Africa, il campo magnetico terrestre e il decadimento degli isotopi atomici radioattivi. Se non si hanno tali risposte, le critiche risultano molto deboli, e non trovano ascolto tra gli scienziati.


Ma, tornando alla terra, se nuova crosta si forma lungo le dorsali, dove va a finire quella vecchia? La superficie della terra non è infinita. Dove si consuma?

Ci arriveremo un’altra volta. Per ora accontentiamoci di avere capito che le prove straordinarie di una affermazione straordinaria non le può trovare un genio solitario, ma solo il lavoro, lungo e difficile, di tutta la scienza. E maggiore è il numero di discipline scientifiche coinvolte, maggiore sarà la certezza della verità che emerge. 


Avere l’umiltà di rispettare questa fatica non equivale, come molti oggi affermano, ad accettare un sapere sceso dall’alto, dall’autorità scientifica. Vuole dire capire come funziona il metodo scientifico e quanto sia complesso il lavoro di ricerca. Questo rispetto per il lavoro è importante sempre, sia quando si tratta della fatica fisica di un muratore o sia quando è il lavoro mentale di un matematico.

Cercare scorciatoie, in tutti e due i casi, è disonesto, è una cosa da lazzaroni, e in ultima analisi fa crollare le case.

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